“L’Azione Cattolica ha la sua origine nel seno stesso della Chiesa Cattolica. Non ha nessun fondatore né carisma particolarissimo. Il suo fine è quello della Chiesa stessa: l’evangelizzazione. Non assume come proprio l’uno o l’altro campo di apostolato particolare, ma la finalità della Chiesa: l’annuncio del Vangelo a tutti gli uomini e a tutti gli ambiti. Pertanto il “carisma proprio” è non avere nulla di proprio ma offrire disponibilità a tutti i bisogni della Chiesa in ogni luogo.” (…) Di fronte alla globalizzazione dell’indifferenza, sentite che il lavoro di costruire ponti e creare comunione è la chiamata profonda che vi sta facendo Dio.“
In questi due passaggi della lettera inviata da Papa Francesco al Forum Internazionale di Azione Cattolica nella celebrazione del suo 30° anniversario possiamo trovare la prospettiva e l’impegno dell’adesione all’AC che, come ogni anno, si celebra nelle Chiese locali e nelle singole comunità parrocchiali in occasione della Festa dell’Immacolata. Una prospettiva e un impegno che si intersecano con il cammino sinodale che abbiamo appena iniziato.
Un cammino che chiede a tutto il popolo di Dio di assumere con coraggio lo stile della comunione affinché possa essere annunciato e accolto il Vangelo della novità e della speranza. Quella comunione che si costruisce giorno dopo giorno nel dialogo fraterno e nel restare vigili e oranti. Non ci potrà essere un autentico cammino sinodale, se tralasceremo quegli atteggiamenti che proprio il tempo dell’Avvento ci chiede di riscoprire: vegliare e pregare.
Vegliare: potremmo tradurlo nel prendersi cura dell’altro, nel guardare alle sue fragilità, sapendo di essere altrettanto fragili e bisognosi di attenzioni. Questo atteggiamento potrà rinnovare le relazioni all’interno delle nostre comunità fra laici e sacerdoti, fra laici e vescovi; potrà rinnovarle fra associazioni e gruppi diversi, fra istituzioni diverse. Ma occorre vegliare e pregare: perché nessuno di noi vada perduto!
Per questo, in un tempo particolarmente segnato da contrapposizioni, disorientamenti, solitudini che spesso fanno emergere disagi e derive esistenziali, il sì che accompagnerà l’adesione dei soci di AC dovrà vederli impegnati nell’accompagnare il cammino di tutta la Chiesa certamente con l’azione concreta, sostenuta però dal sacrificio, dallo studio e in modo del tutto particolare dalla preghiera allo Spirito Santo perché renda ciascuno attento all’altro in ogni circostanza della vita condividendone gioie e fatiche, speranze e angosce per una reale comunione di vita oltre i confini dei ruoli ricoperti nella Chiesa e nella Società.
Con queste prospettive auguriamo di cuore a tutti i soci, simpatizzanti e assistenti toscani un buon cammino associativo in comunione con i nostri Vescovi.
Stefano Manetti e la Delegazione Regionale